Comunicato ufficiale: Cattedra Arcobaleno

Ancora una volta le soggettività LGBTQIAP+ sono oggetto di discussione. Fratelli d’Italia, in Regione, insinua di fatto che il ruolo educativo non possa essere incarnato da persone LGBTQIAP+: nonostante si sia ormai a fine 2022, fa ancora paura la visibilità dei soggetti non conformi. 

Discriminare una persona significa letteralmente non permetterle di vivere liberamente per chi è. Fratelli d’Italia afferma di non discriminare nessunə, a patto che come sempre è accaduto fino a oggi il personale del mondo educativo se ne resti zitto e buono. «Ma davvero, si chiede Alice Biagi, responsabile di Scuola e Formazione Cassero, c’è ancora bisogno di spiegare perché il don’t ask don’t tell sia una pratica discriminatoria?»

«Essere una persona LGBTQIAP+ e far parte del mondo educativo non può e non deve essere motivo di discriminazione – le fa eco Valeria Roberti, del Centro Risorse LGBTI – per questo abbiamo lavorato insieme come Scuola e Formazione Cassero, Centro Risorse LGBTI e Rete Insegnanti Educatori/trici LGBTQI+ Maria Silvia Spolato: per creare uno spazio sicuro in cui raccontarsi, in cui trovare supporto o anche solo condividere le esperienze, belle o brutte che siano».

Questo spazio si chiama Cattedra Arcobaleno sul sito traccearcobaleno.it, ed è il primo passo mai compiuto in Italia in questa direzione. Lavoriamo sull’impoteramento delle figure educative, partendo dal presupposto che solo persone libere possano pensare e quindi insegnare liberamente: per noi l’educazione è una pratica di libertà. Proprio ieri, quando abbiamo presentato pubblicamente il progetto, abbiamo ricevuto critiche poiché questa azione fa parte di un progetto più ampio supportato dalla Regione Emilia Romagna, critiche che vorrebbero che i nostri orientamenti e identità restassero fuori dal mondo scolastico.

Le nostre soggettività sono inevitabilmente presenti, come ha affermato Davide Zotti, uno dei docenti della Rete Maria Silvia Spolato, ai microfoni di radio Fujiko: «È un po’ difficile tenere fuori l’orientamento sessuale, perché tutti vanno al lavoro col proprio orientamento, che sia eterosessuale o omosessuale. Il personale, in questo caso, fa parte della vita pubblica e anche di quella lavorativa. Bisogna anzi parlarne perché le minoranze sessuali sono esposte a un maggior rischio di discriminazione».

Cassero Scuola e Formazione
Centro Risorse LGBTI
Rete Insegnanti Educatori/trici LGBTQI+ Maria Silvia Spolato