Condom is cool

di Giuseppe Rutigliano

Sono passati più di trent’anni da quando è scoppiata l’epidemia di AIDS nel mondo, un’infezione che ha colpito molte persone, un’infezione ancora oggi esistente e a cui tuttora non esiste una cura, ma non per questo invincibile: le singole persone possono evitare di contrarre il virus adottando una serie di semplici comportamenti: tra questi l’abitudine all’uso del condom e del lubrificante. Il preservativo o profilattico è stato al centro di numerosi dibattiti e discussioni fin da subito nell’era AIDS: se da un lato è stato ritenuto da alcuni un ostacolo alla relazione sessuale, un tabù nella maggior parte delle campagne italiane sulla prevenzione e non per ultimo condannato dalla Chiesa in quanto ostacolo alla procreazione, dall’altro lato è tuttora ritenuto la più valida barriera alla trasmissione di infezioni sessualmente trasmissibili. Il preservativo (è bene ribadirlo) è una sottile guaina in lattice o materiali anallergici, esso va indossato sul pene in erezione o sui sex toys (per esempio i dildi) prima di un rapporto sessuale, avendo cura di non lasciare aria al suo interno per evitarne la rottura. Come si suol dire “più facile a farsi che a dirsi”, certo all’inizio bisogna prender confidenza, ma con un po’ di esperienza diventa un ottima abitudine.

Oggi sentiamo spesso dire che tanti anni di campagne sull’uso del preservativo sono state un fallimento sul piano della prevenzione e che “alla gente” non piace usarlo: il dato è vero solo in parte, certo i numeri di nuove diagnosi di IST sembrano dimostrare che le campagne fatte fino ad ora sull’uso del profilattico non abbiano aiutato a eradicare il virus dell’HIV dalla Terra, ma al contempo non possiamo dimenticare che il “goldone” ha salvato tante vite nell’epoca in cui si moriva di complicazioni dovute all’AIDS  e  ,da quando di AIDS “non si moriva più”, ha evitato a molte persone la trasmissione del virus dell’HIV, come anche di tante altre infezioni, cosa che continua a fare anche oggi se usato correttamente. Sta a noi decidere. Ecco il punto: oggi molti parlano di TASP e PrEP, strumenti nuovi che molti studi negli ultimi anni stanno dimostrando limitare il numero di nuove diagnosi, ma non dimentichiamo per l’appunto le altre IST, che se non prese in considerazioni non sono meno pericolose dell’HIV, basti pensare, tra i tanti, al virus dell’HCV che porta all’epatite C. Molte IST sono curabili, è vero, ma perché dobbiamo correre il rischio di prendercele se possiamo evitarle? Certo si parla di scelte individuali, ma è bene essere consapevoli di  quel che si rischia.

Inoltre ricordiamo che il preservativo non ha nessun effetto collaterale sia nel breve che nel lungo periodo (a differenza di qualsiasi farmaco), è economico e facilmente acquistabile, comodo da portare con sé e non richiede di programmare l’incontro giorni prima se lo si ha sempre a portata di mano.

Dalla pubblicazione dei dati del COA sul notiziario dell’ISS saltano all’occhio due dati:

1) un aumento della trasmissione del virus dell’HIV nei giovani tra i 25 e i 29 anni nel 2014;

2) l’84,1%delle nuove diagnosi, sempre nel 2014, è attribuibile a sesso non protetto.

Da questi dati possiamo dedurre come sia importante continuare a fare campagne, informazione e sensibilizzazione all’uso di questo strumento tanto discusso che è il profilattico. Anzì, questi dati ci invitano a rinnovare l’invito ad usare il preservativo, ad essere più efficaci nella comunicazione sul safer sex e contro lo stigma: perché usando il preservativo possiamo avere rapporti anche senza conoscere lo stato sierologico della persona con cui stiamo andando a letto.